JACQUES RUBINSTEIN
Poco si sa di Jacques Billard, morto nel 1997, che usò per i suoi libri lo pseudonimo di Jacques Rubinstein, residente in una zona della Borgogna denominata Morvan, una regione boscosa di alta collina divenuta parco regionale per le sue caratteristiche naturali, il cui nome di origine celtica (celti Edui) significherebbe luogo ombroso, folto di boschi, luogo ideale per ambientazioni di magia, grazie anche alla notevole umidità che favorisce le manifestazioni medianiche. In precedenza aveva vissuto in Portogallo e in Africa Equatoriale Francese dove, come racconta, aveva appreso alcune costumanze locali. Billard esercitava da un villaggio ai piedi del Morvan la professione di guaritore, stregone, sciamano, operatore dell'occulto, "mago del Morvan" o come meglio si preferiva definirlo; non era un teorico, insomma. Psicologo o meglio conoscitore dell'animo umano grazie alle sue numerose esperienze fatte con le persone, aveva anche il dono di sapersi esprimere colloquialmente e per tale ragione lo si potrebbe definire il Maurice Messegué dell'occulto. Molte persone anche da grandi distanze giungevano per avere da lui un consulto. Pubblicò diversi libri dai titoli accattivanti, non tutti forse all'altezza di questo qui pubblicato nel 1976. Dico questo perché un suo titolo, Il Grande Libro della Stregoneria e della Wicca (1982), lascia molto perplessi. E' un testo sconclusionato, affabulatorio, pieno di maiuscole e di punti esclamativi, diversissimo dagli altri suoi conosciuti, forse perché frutto di un malriuscito collage realizzato unendo alcune interviste realizzate l'anno prima per la trasmittente "France-Inter". Tra i suoi titoli più affidabili oltre al presente, segnalo Un mago vi parla (1974), Occultismo (1979), e Segreti e metodi per riuscire grazie allo sciamanesimo (1990). Così lo descrive la giornalista Isabelle Clerc: "capelli a spazzola grigi, viso gioviale, inquadrato da una strizzata d'occhio da sciamano (più folgorante del normale), struttura massiccia sotto un sobrio vestito da curato di campagna, petto adorno di un pentacolo d'oro formato da due cerchi e due freccie, il grande mago bianco del Morvan si ferma e racconta, cicca da gitano sulle labbra... " (Isabelle Clerc: La France des Chamans. Rocher, Monaco 1997). Spesso per le sue operazioni magiche si recava da solo presso il Dolmen di Chevresse, un luogo di potere, anche se in realtà si trattava di una disposizione naturale di grossi lastroni di pietra. Nel passato si diceva vi si celebrassero dei Sabba.PUBBLICAZIONI