Descrizione
Se il dantismo recente si è orientato verso la restituzione di un Dante medievale in quanto teologo, filosofo e moralista, non sono mancate ricerche specificamente incentrate sugli aspetti mistico-devozionali della sua opera. In questa direzione è isolabile una linea d’indagine – suggestiva e molto feconda – che ha restituito la figura di un Dante profeta o poeta-profeta e l’immagine di un poema, la Divina Commedia, da ripensare come opera integralmente profetica. Nicolò Mineo, partendo dalle intuizioni di Foscolo e dalla teorizzazione di Bruno Nardi, costruisce una teoria rigorosa e sistematicamente impostata che coniuga la dimensione visionaria con quella profetico-apocalittica di Dante. Analizzando sotto questa luce l’intera opera del poeta, con particolare riguardo alla Vita Nuova e alle Epistole «politiche», l’autore propone una lettura della Commedia come racconto, nella forma dell’allegoria poetica, di una visione – culminante nel raptus sul modello paolino –, largita a Dante per la sua personale salvazione e funzionale alla missione di illuminare gli uomini del suo tempo.