Descrizione
Il progetto di Lazzaro Ludovico Zamenhof, l’iniziatore dell’Esperanto, una delle più felici proposte di lingua veicolare universale offerta all’inizio del Novecento, prima che linguistico, è culturale, e le sue basi ideali si radicano nella cultura libero-muratoria del Secolo XIX. Il suo programma era molto più articolato e complesso di quanto superficialmente si potrebbe credere. L’ideazione di una lingua universale, strumento privilegiato di comunicazione per l’umanità, sarebbe dovuta essere, agli occhi del suo pianificatore, solo il primo passo di una riflessione ben più ambiziosa: l’Esperanto sarebbe stato solo un viatico per il contributo alla creazione, nel mondo, di una cultura comune, di un sentire comune, di una comunione d’intenti. Se l’Esperanto si offriva come ponto-lingvo, “lingua-ponte”, seconda lingua planetaria che – concepita come medium – avrebbe dovuto tutelare le varie altre del pianeta e anzi promuoverle, allo stesso modo una nuova cultura mondiale – basata sui fondamenti della tolleranza e della reciproca comprensione, del rispetto, della fratellanza – avrebbe contribuito al migliore rapporto fra i popoli offrendosi come terreno comune in cui ognuno, pur nella propria diversità, avrebbe potuto inserirsi in un rapporto rispettoso e costruttivo con gli altri. E il conflitto più aspro fra culture, tema privilegiato e massima preoccupazione di Zamenhof, si sarebbe manifestato, alla fine, in ambito religioso: allargando l’ottica e generalizzandone il processo, solo una ponto-religio, una “religione-ponte” nei medesimi termini dell’Esperanto, avrebbe aiutato il Bene e il Progresso dell’Umanità, in un progetto che avrebbe preso forma propria nello Homaranismo, sorta di religione naturale che era la finalità prima degli intenti dell’Iniziatore della lingua.