Descrizione
Quest’opera che leggendola si rivela di un tono che muove al sorÂriso, tono del resto preannunciato dall’epigrafe che la precede: “Nel quale (poema) vi sono dei lunghi viaggi, ecc. …”, rientra nel filone di quelle che Saint-Martin chiamava nel suo libro Il mio ritratto storico e filosofico (art. 316), “alcune opere di gaiezza” alle quali si era “divertito” nei suoi “tempi di libertà di spirito”, ma che poi, di queste, Il Coccodrillo fu la sola ad essere realizzata. E con questo tono, sembra quasi voler in un certo senso attenuare la drammaticità degli eventi di cui in essa si parla, e cioè “La guerra del bene e del male accaduta sotto il regno di Luigi XV”, ma in realtà del suo successore Luigi XVI, visto ch’essa prefigura la Rivoluzione francese. è importante però far notare come non bisogna pensare di sostituire fatti e personaggi del poema con fatti e personaggi della Rivoluzione. In effetti limitarsi a considerare il simbolismo del Coccodrillo alla Rivoluzione, non solo ne verrebbe meno l’importanza ch’essa ha avuto per l’umanità , ma soprattutto verrebbe meno lo scopo per il quale Saint-Martin ha scritto quest’opera. In essa viene evidenziato, attraverso le esperienze del personaggio principale, Eléazar, come i mezzi delle antiche vie per raggiungere gli scopi corrispondenti alla volontà del Vero, si trasformino secondo le forme della conoscenza dei tempi moderni, indicando pertanto così, il travaglio interiore e quindi il percorso iniziatico dell’autore stesso, che, dal suo distacco dal suo primo maestro Martinez de Pasqually, passando attraverso l’insegnamento del Bohme giunge alla sola iniziazione che, come Saint-Martin scrive al suo amico Kirchberger (lettera CX del 1797), “sia veramente secondo il mio cuore”.