Descrizione
Il ritrovamento di un manoscritto anonimo in latino della fine del Settecento presentato per la prima volta al pubblico ha spinto l’Autore, con l’ausilio di uno specialista quale Tommaso De Chirico, a scandagliare il processo della Santa Inquisizione Romana al conte di Cagliostro. L’Inquisizione parlava a Balsamo, ma faceva il processo a Cagliostro. Il documento inedito scoperto ripercorre la vita avventurosa e colorita di Giuseppe Balsamo, che era servita a rappresentare al volgo la sua pericolosità delinquenziale, ma allo stesso tempo presta accurata attenzione ai motivi “politici” della condanna, insistendo nella descrizione del profilo sedizioso, quindi ereticale e massonico di Cagliostro. L’intricata storia “fantastica” che ne viene fuori è quella classica e che ha fatto letteratura su Giuseppe Balsamo definito Conte di Cagliostro. Nei meandri di fonti storiche inedite, che arricchiscono ancora la copiosa bibliografia cagliostriana, si cerca invece di svelare storicamente il vero Conte di Cagliostro, condannato nei secoli a una damnatio memoriae per precisa volontà affidata alla mano di Mons. Giovanni Barberi con il suo Compendio della vita e delle gesta di Giuseppe Balsamo, detto il conte di Cagliostro. L’informazione sul “caso Cagliostro” fu un affare attinente all’Inquisizione e rientrava in una sofisticata strategia accusatoria tanto processuale quanto storica; il suo poliedrico profilo filantropico era ritenuto una forza destabilizzante anche per il Governo Pontificio; i legami di Cagliostro con gli Illuminati, lo rendevano pericoloso sia per la politica interna, che per quella internazionale in quell’Europa dei Lumi ormai incendiata dal giacobinismo incalzante della Rivoluzione francese.